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In scena : Daniele Caria – voce , Paolo Loi – chitarra e armonica, Luigi Sanna – batteria, Sergio Giacobello – basso, Pierluigi Peis – Tastiere

Il progetto ALTERNÒS, l’“Altro Noi”, già nel nome sottolinea l’identità multipla, o se si vuole un’identità con anime diverse. Gli ALTERNÒS liberano la loro seconda anima nella musica dalla dimensione “istituzionale” della prima, senza rinnegarla, ma anzi attingendo da quelle esperienze i punti di osservazione per le storie raccontate nelle canzoni. Storie minime, figure, esperienze di vita, legate alla dimensione urbana dei quartieri popolari e di quelli borghesi di una città di mare. Spesso la narrazione degli ALTERNÒS attinge dalle storie dei libri di autori sardi di varia estrazione rielaborandole ed adattandole al linguaggio musicale. E’ quello che accade con i brani “Indifferente”, figlio (illegittimo) del famoso scritto gramsciano del secolo scorso, o con “La Vela latina”, composto a quattro mani con l’avvocato-scrittore Roberto Delogu, tratto dal suo romanzo “L’anno di vento e di sabbia”. Altre volte prendono vita canzoni derivate da altre forme letterarie come le sentenze, esempi “Il Verdetto”,  o “Tamanera” (tragica l’una, tragicomica l’altra) dove la pratica giudiziaria nuorese e quella cagliaritana mostrano la loro diversa natura e le loro contraddizioni, anch’esse espressioni dell’identità plurale. Il brano che dà il titolo al disco del ALTERNÒS, “Dovevo nascere pesce”, è poi liberamente ispirato al romanzo “Bellas Mariposas” di Sergio Atzeni, pubblicato postumo, ed è quello che forse meglio di tutti rappresenta il progetto. Il linguaggio gergale dei giovani dei quartieri periferici, ottenuto dalla miscelazione delle lingue, l’italiano e il sardo, che coabitano nel racconto, confondono le due identità in una sola, che risulta sorprendentemente comprensibile anche ai “forestieri”.